Arte e Fede – 1° Giovedì di avvento 2019 a Povolaro, con Suor Annika Fabbian

La Bibbia non è solo cartacea ma anche figurativa e iconografica, cioè l’alfabeto colorato della Speranza come lo ha definito Mark Shagall (pittore), il posto dove attingere i pennelli del cuore.

Incontri con le opere d’arte per aiutarci a vedere e a capire in modo nuovo  la parola con gli occhi stupiti di un bambino, di colui che sta imparando a crescere.

L’Avvento vuol dire l’ascesa al trono, questo è il significato di questa parola.

La presenza di Cristo nelle varie realtà dell’arte, come gli Etruschi che lasciavano un posto (trono) vuoto come simbolo e richiamo al Re che doveva arrivare e lo realizzavano con l’iconografia simbolica, cioè la lettura del vangelo secondo questa metodologia figurativa. Le figure che all’epoca erano realizzate tramite dei mosaici, come nelle chiese di Ravenna. Il trono vuoto, ossia un altare per attendere la Parola di Dio e veniva realizzato in mezzo a degli alberi e cespugli che rappresentavano il paradiso terrestre. Questo trono vuoto veniva posto affinché la divinità venisse invisibilmente a sedersi a capo della società che stava festeggiando. Bisogna fare posto per l’altro, quindi far posto a Cristo che viene.

Nel IX secolo a.c. l’iconografia degli affreschi, mosaici, sculture era considerata la bibbia dei poveri, anche se portava freschezza, poesia, qualità, bellezza e richiamava la presenza visibile di Cristo in quei luoghi. Avvento, cioè vivere con attenzione, la più grande epidemia moderna è la superficialità, quindi dobbiamo fare attenzione al nostro cuore, fare attenzione agli altri e soprattutto a Cristo, Lui è l’alfa e l’omega, cioè l’inizio e la fine dei tempi. Ci sono due movimenti, quello di Dio verso l’uomo e quello dell’uomo verso Dio. Dio non agisce se l’uomo non lo aspetta con cuore da gigante, non va verso di lui se non gli fa spazio dentro, questo dice che l’uomo non deve andare verso il nulla ma deve andare con tutto il suo cuore incontro a Dio. Non dobbiamo farci prendere dalla quotidianità, il mangiare, il lavorare, il divertimento, dobbiamo cercare oltre, oltre l’orizzonte, cercare quella gioia che ci riempie il cuore e che vediamo con gli occhi che scrutano attraverso la parola di Dio. Dio arriva e irrompe nel quotidiano ogni giorno, dobbiamo cogliere e scegliere di fare il bene per costruire l’arca e non farci travolgere dal diluvio. La chiesa ci permette di celebrare ogni giorno e ogni domenica il tempo in cui convergono passato, presente e futuro, il passato è la Pasqua di Cristo reso presente, il futuro è annunciato. Dormo, ma il mio cuore veglia.

Costruire l’arca, così è, anche per ciascuno di noi l’arrivo del Signore sarà l’arrivo dello sposo, colui che viene nell’Amore, sarà il mio diletto che bussa.

 

Suor Annika ha concluso la prima serata con la lettura dell’omelia della Messa Crismale del 19 aprile 1984 di don Tonino Bello.


In attesa dello Sposo

Dona alla tua Chiesa tenerezza e coraggio.
Spirito di Dio, fà della tua chiesa un roveto che arde di amore per gli ultimi.
Alimentane il fuoco con il tuo olio, perché l’olio brucia anche.
Dà alla tua chiesa tenerezza e coraggio.
Lacrime e sorrisi.
Rendila spiaggia dolcissima per chi è solo e triste e povero.
Disperdi la cenere dei suoi peccati.
Fà un rogo delle sue cupidigie.
E quando, delusa dei suoi amanti, tornerà stanca e pentita a te, coperta di fango e di polvere dopo tanto camminare, credile se ti chiede perdono.
Non la rimproverare.
Ma ungi teneramente le membra di questa sposa di Cristo con le fragranze del tuo profumo e con l’olio di letizia.
E poi introducila, divenuta bellissima senza macchie senza rughe, all’incontro con lui perché possa guardarlo negli occhi senza arrossire, e possa dirgli finalmente: sposa mio.

(omelia, 19 aprile 1984 don Tonino Bello)