L’esperienza del workcafé con i giovani e d.Matteo Zorzanello

Sabato pomeriggio della settimana comunitaria l’incontro si è trasformato più in una chiacchierata tra amici davanti a gustose ed appetitose pietanze. Questa la modalità scelta da d.Matteo Zorzanello per guidare i partecipanti attraverso 3 temi principali su cui discutere, partendo dall’esempio del fratello maggiore nel Vangelo del Padre misericordioso. Lasciamo dunque spazio alla testimonianza di 3 giovani che hanno raccolto le idee generate in ogni gruppo!

I ragazzi di oggi, a differenza di quelli di qualche generazione fa, vivono in una società in cui ricevono “input” diversi in tutti i contesti che frequentano. Questo li porta a scegliere e spesso decidono di allontanarsi dalla fede e dalla comunità, che diventa si più ridotta ma composta da persone realmente in ricerca.
Come possiamo porci davanti a questo? Mantenendo un dialogo con loro per potersi confrontare e far emergere le loro domande, dando attraverso il nostro modo di vivere la vita un riferimento per loro, senza tuttavia imporglielo. Cosa li porta a scegliere un esempio piuttosto che un altro? Sono le relazioni, vere e autentiche che portano poi a scegliere una persona che si stima come un esempio da seguire.
Quando poi i ragazzi iniziano a farsi veramente domande sulla propria vita? Purtroppo spesso accade quando si trovano di fronte ad un evento negativo che li segna e li riporta prepotentemente con i piedi per terra. E davanti a questo, noi possiamo solo restare pronti ad aiutarli, sapendo che non abbiamo una risposta a tutto e che probabilmente dovremo confrontarci con persone fortemente scosse dai traumi appena vissuti. (Federico)

Alla domanda come miglioreresti lo stile della nostra realtà pastorale ci siamo risposti con due parole: esempio ed esperienze. Esempio perché se quello che cerchiamo di trasmettere non è testimoniato nella quotidianità va a perdere il suo valore. Esempio perché è solo trasmettendo l’amore per quel che facciamo in comunità e facendo trasparire la gioia dell’essere cristiani che possiamo essere credibili.
Ed esperienze. Momenti intensi capaci di smuovere qualcosa dentro di noi. Momenti capaci di creare domande o di incuriosirci, esperienze capaci di farci uscire e andare in contro agli altri.
Perché per noi lo stile deve essere semplice, deve partire dalle relazioni a tu per tu, dall’aspetto umano e sociale, capace di coinvolgere maggiormente perché più concreto e vicino. Uno stile efficace perché si serve dell’esempio semplice ma autentico di persone che vivono nella nostra stessa comunità. Una comunità che si fa esempio, un esempio che si fa testimonianza e una testimonianza che diventa esperienza quotidiana e forte al tempo stesso. (Anna)

Il mio gruppo ha parlato delle nuove realtà che si incontrano nella nostra comunità e delle difficoltà che viviamo nel viverle…. ci si accorge di un cristianesimo che si vive nel silenzio quasi con vergogna avremmo bisogno cristiani più significativi… la causa di questa Fede nascosta si può trovare in tutte le realtà della vita: sociale lavorativa scolastica familiare ecc. . C’è bisogno di motivarsi nella fede vivendo maggiormente la comunità cercando di testimoniare la fede senza paura soprattutto alle persone vicine e con una comunità più unità si trova la forza per avere una fede più autentica capace di testimoniare la gioia del risorto. (Michele)