Siate piccola chiesa domestica: il messaggio del Vescovo alle famiglie

Questa settimana il Vescovo Beniamino rivolge una lettera e un video messaggio alle famiglie per esprimere loro la sua vicinanza in questo difficile momento ed esortarle a riscoprire la vocazione ad essere “piccole chiese domestiche”

Vicenza 26 marzo 2020

FAMIGLIA “CHIESA DOMESTICA”

Carissimi sposi, genitori e figli,

stiamo vivendo un periodo particolarmente difficile che ci obbliga a stare a debita distanza. Proprio per questo desidero rendermi vicino a voi e inviarvi il mio fraterno abbraccio.

Cerco di immaginare le difficoltà che state affrontando: alcuni al lavoro per il servizio di tutti, con qualche pericolo per la salute personale; altri costretti a rimanere a casa, a volte in spazi ristretti, magari con bambini da intrattenere; altri ancora, soprattutto anziani soli, nell’impossibilità di essere visitati e aiutati come avrebbero bisogno.

Dopo la “novità” dei primi giorni, ora sperimentiamo la fatica delle restrizioni, la preoccupazione per la salute dei nostri cari, per il futuro incerto e pure qualche tensione in più. Mentre ci auguriamo di uscire tutti al più presto e in piena salute da questa difficile situazione, condivido con voi un sogno che porto nel cuore: possiate, attraverso questa prova, crescere nella fede e diventare sempre più la “chiesa domestica”, come la definisce il Concilio Vaticano II (Lumen Gentium n. 11). Questa situazione ci permette di sperimentare un nuovo modo di essere Chiesa nelle case. In famiglia, siete invitati a rendere presente il Signore nella quotidianità delle relazioni, nella semplicità dei gesti, nella generosità dei servizi (Amoris Laetitia n. 73). Nella “piccola chiesa”, siete voi, cari sposi, per la grazia dei sacramenti del Battesimo e del Matrimonio, i ministri di Dio. Siete voi che date testimonianza e benedite, facendo sì che nella vostra casa si realizzi la promessa di Gesù: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Nelle comunità descritte dagli Atti degli Apostoli ciò avveniva regolarmente (At 2, 46).

Anche per noi, questa situazione dolorosa può diventare sorgente di vita nuova se scegliamo di viverla come credenti, alla luce della Parola di Dio. Nessuno di noi poteva immaginare una Quaresima e, a quanto si prospetta, anche un Tempo Pasquale senza Celebrazioni liturgiche e incontri comunitari. Mi chiedo: come possiamo vivere in altro modo i segni e i simboli della fede, per rinnovare la nostra speranza in questo tempo? Come  possiamo valorizzare concretamente la realtà della “piccola chiesa domestica”? Ecco allora che la tradizione cristiana ci viene in aiuto sottolineando tre dimensioni costitutive della “chiesa domestica”.

  1. La dimensione dell’ascolto e dell’annuncio (detta anche “profetica”).

È buona cosa assistere alle Messe attraverso la televisione. Dà sollievo a tutti ascoltare le letture, l’omelia e sentirsi uniti attraverso la ‘comunione spirituale’. E’ giusto, però, fare l’esperienza familiare dell’ascolto della Parola di Dio, insieme ai figli, e leggere nella sua luce, gli avvenimenti della vita, sia quelli che procurano gioia e consolazione, come quelli che arrecano dolore e sofferenza. “I genitori sono i primi catechisti”, diciamo spesso. In quest’ora lo siete ancora di più. Speriamo di  tornare presto a celebrare l’Eucaristia, riuniti insieme come Corpo di Cristo. Il “digiuno” dalla Messa ci sollecita a riscoprire la pratica della preghiera comune e dell’ascolto della Parola in famiglia. Per questo, sono stati preparati buoni sussidi e saranno presto a vostra disposizione, sempre sul sito della nostra Diocesi. Ringrazio tutte le persone che si sono messe a disposizione offrendo la loro creatività.

  1. La dimensione della preghiera e del dono di sé, (detta anche “sacerdotale”).

Questa dimensione realizza e manifesta il “sacerdozio comune dei fedeli”. Stiamo vivendo un tempo di isolamento, e quindi di rinunce, di sacrifici anche grandi. È un peso per tutti rimanere in casa quando fuori è già arrivata la primavera. Sentiamo la nostalgia delle amicizie, degli incontri comunitari, del lavoro, della scuola, del tempo libero, che riconosciamo come realtà essenziali per la nostra vita. Gesù, nell’incontro con la donna samaritana, ci ha ricordato che è possibile “adorare Dio in spirito e verità”, anche seduti attorno a “pozzo”. Sarebbe bello, allora, creare in tutte le nostre case questo “pozzo” attorno a cui raccoglierci in preghiera per ringraziare il Padre anche in questo tempo di prova. Proprio voi ragazzi, potete aiutare con la vostra creatività, a rendere bello e adornato “il pozzo” della vostra casa per pregare e cantare insieme gioiosamente. Allora tutto ciò che viviamo, anche il “digiuno eucaristico” può diventare “sacrificio spirituale”, se lo offriamo con il cuore per il bene di tutti (Lumen Gentium n. 31).

  1. La dimensione del servizio e della solidarietà (detta anche “regale”).

Percepisco che c’è un fiorire di iniziative per aiutare le persone più sole e deboli, anche senza incontrarsi. Inviti a cantare insieme, alla finestra o via internet. Una intensa rete di messaggi, chiamate, video. Quanti stratagemmi dovete inventare, cari genitori, per trascorrere le intere giornate con i vostri figli! E le telefonate ai nonni, per non lasciarli sopraffare dallo sconforto o dalla paura!  I piccoli o grandi gesti di carità fraterna possono trasformare il nostro cuore e renderlo sempre più capace di amore per Dio e per il prossimo, in qualsiasi condizione ci troviamo ad operare. Il significato essenziale della vita cristiana è “cercare e trovare Dio in tutte le cose”, nell’ambito della vita quotidiana. Anche l’impegno a rimanere in casa, la rinuncia a uscire senza motivo, a fare sport, a camminare o ad attività simili, pur cose belle e legittime, può diventare un atto di carità verso il prossimo più debole e vulnerabile. È un dovere di cittadini  responsabili e di credenti: il buon cristiano non esclude dalla fede nessun ambito della propria vita, neanche la malattia e l’impegno di non  nuocere agli altri. Noi cristiani siamo chiamati a vivere tutto questo come esercizio della carità, seguendo le orme di Gesù che non è venuto per essere servito, ma per servire; non è vissuto per sé stesso, ma per gli altri.

Ecco, carissimi, quanto mi sento di trasmettervi: l’ascolto della Parola, il dono di sé e la solidarietà rappresentano un “vaccino” di sicura efficacia, sperimentato per secoli nella tradizione della Chiesa. Con tali strumenti, vivremo con fede questo tempo di prova, imparando qualcosa di nuovo e recuperando qualche cosa di essenziale che avevamo smarrito. Vi chiedo di avere, nei limiti del possibile, una particolare attenzione verso le persone sole. Anche una telefonata o un servizio a distanza possono essere di grande aiuto e sollievo. Ragazzi, vi invito a dialogare con i vostri nonni, chiedete loro come stanno e ascoltateli. Questa è una cosa che  va bene anche con i vostri genitori, fratelli e sorelle.

Vi raccomando di parlare con Gesù delle vostre preoccupazioni, arrabbiature, paure e gioie. Gesù è un amico vero e vi ascolta.

Desidero rivolgere un saluto speciale a voi coppie che vi state predisponendo a celebrare il sacramento del matrimonio. Provo a immaginare i tanti disagi che sperimentate nel posticipare la data  del matrimonio, il dispiacere di dover rinviare una festa a lungo attesa e preparata. Vi sono vicino e vi auguro di cuore di mantenere fermo il vostro proposito, nella certezza che lo potrete realizzare presto, con la benedizione del Signore.

A tutti auguro di saper vivere questa “pausa” forzata nel cammino della vita con pazienza e speranza. San Giuseppe, l’uomo di fede, il giusto chiamato a prendersi cura del Bambino e di sua Madre, interceda per tutte le famiglie, ci doni la capacità di vivere questo tempo con fede e responsabilità, facendo tutti la nostra parte. Vi saluto e vi assicuro la mia preghiera.

Giunga a tutte voi, care famiglie, la mia paterna benedizione e il mio fraterno abbraccio.

+ BENIAMINO PIZZIOL

vescovo di Vicenza